Una città collaborativa prima che smart, dove le tecnologie rinnovano e innovano la tradizione bolognese della partecipazione e la comunicazione virtuale si traduce in pratiche collaborative reali. Insieme a Michele D’Alena, dello staff della comunicazione del Comune, abbiamo parlato del civic network legato a Iperbole, il primo esempio di Rete Civica in Italia, e di big data, un’importante risorsa per le scelte amministrative.

Come è nato lo spazio per la collaborazione all’interno della Rete Civica del Comune di Bologna?

A dicembre 2014, a vent’anni dalla nascita della Rete Civica del Comune di Bologna, abbiamo voluto riqualificare questo strumento, creando Comunità, uno spazio digitale per i cittadini e le organizzazioni. Si tratta sostanzialmente di un social network che ha alla base l’idea di raccontare meglio la comunità e aumentare la collaborazione tra i soggetti attivi della città, valorizzando l’enorme capitale sociale di Bologna.

Come funziona concretamente la partecipazione all’interno di questo spazio?

Una volta creato un profilo su questa piattaforma i soggetti possono aprire un blog, proporre progetti, geolocalizzarli e mettersi in contatto le altre persone, anche facendo una ricerca per aree di interesse; possono inoltre adottare i beni comuni della città e partecipare a consultazioni pubbliche. Il sistema rappresenta per Bologna l’infrastruttura abilitante alla collaborazione tra i cittadini, che attraverso il civic network possono entrare in contatto tra di loro, iniziare a scambiarsi capacità e impegnarsi per progetti comuni. Per queste specifiche attività l’amministrazione ha deciso di utilizzare una rete civica: per dialogare e collaborare con i cittadini, oltre ad usare social network come Facebook e Twitter, pensiamo sia utile avere una piattaforma open source, con un’idea di spazio pubblico digitale al centro.

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Come vengono riutilizzati i big data della collaborazione a Bologna?

Per esempio da ottobre 2015 a gennaio 2106 è partito il progetto HUB – Human Ecosystems Bologna, un modo inedito di esplorare lo spazio pubblico digitale della città per supportare le politiche collaborative. In sostanza abbiamo monitorato tutte le conversazioni pubbliche riguardanti l’attività partecipativa a Bologna rendendo open questa mole di dati strutturati. Il fine principale è quello di capire quali sono i temi che generano più interesse dal punto di vista della collaborazione, analizzando gli scambi di informazioni, gli aiuti, i consigli e i dibattiti che hanno avuto luogo sui social network, ma anche le modalità con cui queste informazioni sono state prodotte, da che luogo della città per esempio.

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Quali sono i dati più importanti emersi da questa indagine per l’amministrazione?

Questo lavoro è parte, insieme alla Rete Civica, al regolamento sui Beni Comuni, al bando per i giovani creativi e ad altri strumenti, di una politica di riferimento per il Comune di Bologna, chiamata “Collaborare è Bologna”, che appunto vuole promuovere la collaborazione, cercando di capire quali sono le direzioni sulle quali applicare politiche pubbliche. Grazie alla ricerca e all’analisi dei dati provenienti dai social abbiamo per esempio capito che tra i temi più cari ai bolognesi ci sono la mobilità sostenibile, le famiglie, la street art, i parchi e le piazze della città. Si tratta di un primo tentativo di utilizzare in maniera sensata i social, non solo per scambiarci informazioni con i cittadini in tempo reale, ma anche per capire come migliorare le proprie politiche. Bologna è una città con una tradizione partecipativa molto forte, che abbiamo fin dall’inizio cercato di tradurre in digitale, per esempio con un uso stabile e continuo dei social media, che presentano numeri davvero notevoli di interazione. Siamo quindi convinti che più abilitiamo la collaborazione, anche studiandola attraverso i dati, più la città diventa vivibile e si assottiglia il divario tra cittadini e pubblica amministrazione.

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Per l’analisi dei dati è stato necessario affidarsi a professionisti esperti del settore? Sono presenti queste professionalità all’interno dell’amministrazione?

All’interno del nostro dipartimento di tecnologie informatiche e Agenda Digitale c’è un team che si occupa degli open data mentre Hub Human Ecosystem Bologna è stato realizzato grazie a Salvatore Iaconesi e Oriano Persico. Anche sui dati crediamo sia fondamentale avere una policy stabile: siamo la seconda città in Italia per quantità di dataset pubblicati e favoriamo al massimo, attraverso Hackaton, contest e il dialogo continuo con le comunità, l’uso e il riuso dei dati.

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Italo-francese. Laureata in comunicazione. Le mani sulla tastiera e l'orecchio teso alle novità dal mondo del web, che poi non è separato da quello reale.

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