Presentata a Roma la quindicesima edizione del rapporto Censis sulla comunicazione dei media, misurati nella loro evoluzione dall’inizio degli anni 2000, insieme all’analisi dei cambiamenti avvenuti nelle diete mediatiche degli italiani. I media digitali e la fine dello star system, questo il nome dell’analisi, è stata esposta dal direttore generale del Censis Massimiliano Valerii. Presenti, insieme a lui, Gina Nieri di Mediaset, Gian Paolo Tagliavia della Rai, Massimo Porfiri di Tv2000, Massimo Angelini di Wind Tre, Fabrizio Paschina di Intesa Sanpaolo, Francesco Rutelli di Anica e il presidente del Censis Giuseppe De Rita.

Dal rapporto è emerso un generale incremento degli utenti internet, che sono saliti al 78%. Un 73% quelli che usano lo smartphone e un 72% quelli che frequentano i social, fra questi Whatsapp ne conquista il 67%, Facebook il 56% e YouTube il 51%.

Regina incontrastata rimane la televisione, anche se registra una leggera flessione di telespettatori. Sempre meno utenti fruiscono della tv digitale terrestre e della tv satellitare. Cresce, invece, la percentuale di italiani che utilizzano web tv e smart tv. Anche la radio registra una leggera flessione che, però, viene compensata dalle trasmissioni radiofoniche via internet con il pc.

In diminuzione anche la percentuale di lettori, sia di giornali che di libri. Il calo non è stato compensato dai giornali online ma da altri portali di informazione.

Buona parte di questa generale inflessione dei media tradizionali è data anche dalla forte frattura generazionale nei consumi mediatici. Il 90% dei giovani si muove su internet. L’86% usa smartphone. Più della metà dei giovani ha profili social e usa Youtube.

Buon risultato anche quello che riguarda l’uso dei social network in politica. Gli italiani si dividono tra fautori e detrattori. Il 16,8% ritiene che svolgono una funzione preziosa, perché aiutano ad avere un rapporto più immediato con i politici. Il 23,7% crede che siano inutili, perché le notizie importanti si trovano sui giornali e in tv. Infine, il 29,2% è convinto che siano dannosi, perché favoriscono il populismo attraverso le semplificazioni, gli slogan e gli insulti rivolti agli avversari.

Ultimo argomento toccato dal rapporto del Censis è quello della fine dello star system: si è rotto il meccanismo di identificazione e proiezione sociale, tipico degli anni ’90. Oggi tutti siamo potenzialmente divi. La metà degli italiani (il 49,5%) è convinta che oggi chiunque possa diventare famoso (tra i giovani under 30 la percentuale sale al 56,1%). Un terzo (il 30,2%) ritiene che la popolarità sui social network sia fondamentale per essere una celebrità (la pensa così il 42,4% dei giovani). Mentre un quarto (il 24,6%) sostiene che semplicemente il divismo non esiste più. E comunque appena un italiano su 10 prende a modello i divi come miti a cui ispirarsi.

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Classe 1994, romana e aspirante giornalista per passione. Sono laureata in lettere moderne e specializzanda in scienze dell’informazione e della comunicazione. Volontaria in servizio civile presso il Servizio Comunicazione e relazioni con il pubblico del Dipartimento della Protezione Civile. So muovermi bene nel web, aspiro a diventare una social media manager in una pubblica amministrazione. Punto a migliorarmi e a conoscere continuamente cose nuove.

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