Una nuova frontiera per lo studio dei reperti archeologici che passa dalla robotica. Al Tecnopolo di Piacenza, nel Laboratorio Musp, un sarcofago egizio di 3000 anni fa è passato sotto la lente di un robot che ne ha mappato la superficie ricostruendola in 3D attraverso una nuvola di punti, così da capire meglio il suo stato di deterioramento e analizzarlo nei dettagli. Il tutto senza toccarlo con un dito, e quindi senza rischiare comprometterne la fragile struttura.
L’occasione per poter studiare in modo innovativo l’antico reperto proveniente dal museo Archeologico di Bergamo, è stata l’esposizione alla mostra “Egitto Svelato”, appena conclusa al Palazzo Gotico di Piacenza.
Il sarcofago è stato in seguito sottoposto a una analisi innovativa, grazie a un’azione congiunta tra il Comune di Piacenza, l’Istituto Europeo del Restauro e il Consorzio Musp, (Macchine utensili e sistemi di produzione), il laboratorio in cui è stato mappato il reperto, nella sede Casino Mandelli del Tecnopolo di Piacenza.
Come funziona il robot
Ruota attorno all’oggetto a 360 gradi, fotografandolo con una telecamera e rilevandone la superficie senza entrarne in contatto. Si ottiene così la geometria del sarcofago ad alta precisione, una “nuvola di punti”, che consiste nella mappatura digitale in 3D.
I vantaggi della scannerizzazione del reperto sono molteplici: ottenere informazioni precise sullo stato di conservazione, la raccolta di dati che possono essere utilizzati per creare supporti per le esposizioni o per il trasporto, un confronto più dinamico con altri reperti dello stesso genere per la comprensione più approfondita delle tecniche costruttive e infine anche la replica del manufatto.
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