Una delle principali ricadute derivanti dall’attuazione dell’Agenda Digitale nella nostra società dovrebbe essere la promozione di una nuova generazione di cittadini che sappiano utilizzare le nuove tecnologie, i servizi digitali ed i dati pubblici, in modo più consapevole, efficace ed evoluto.
Questa educazione alla cultura digitale è naturalmente tanto più potente e fruttuosa quanto più riesce a coinvolgere i futuri “utenti” sin da quando siedono sui banchi di scuola, magari facendoli pure divertire.
E’ quindi con grande piacere che raccontiamo in questo numero di Caffè Digitale una storia di buon utilizzo di fondi pubblici, di innovazione pubblica, e al tempo stesso una esperienza che ha stimolato positivamente un gruppo di giovani liceali di Firenze.
Gli studenti della III B del Liceo Michelangiolo, capitanati da due appassionati “prof” di Latino e Matematica, sono stati coinvolti nel Progetto “A Scuola di Open Coesione”, e sono stati dapprima formati da un team di esperti del MIUR e del Dipartimento delle Politiche Sociali del Ministero dello Sviluppo Economico. Successivamente hanno vissuto una serie di “eventi a catena” che li hanno portati ad analizzare con senso critico i contenuti dei siti web della Pubblica Amministrazione, ad intervistare amministratori pubblici e cittadini per analizzare i progetti infrastrutturali della propria città, ed infine a partecipare ad una curiosa ed originale “lezione” in cui alcuni funzionari pubblici hanno mostrato loro cosa siano gli Open Data e i servizi digitali di un Comune, e a cosa servano.
Ma sentiamo dalla voce di uno di questi studenti, Dimitris Mavridis ( @Ibamfortevia Facebook ibamfortevia ) il suo racconto di questa storia di innovazione.
Dimitri, in che modo sei venuto a contatto con gli open data e il data journalism?
Di fatto tramite la scuola, ma si tratta di argomenti che non rientrano nei programmi tradizionali, specialmente poi di un liceo classico. In realtà ci è stato proposto un progetto ‘esterno’ (ministeriale) chiamato A Scuola di OpenCoesione (http://www.ascuoladiopencoesione.it/2013/cose-a-scuola-di-open-coesione/). E’ ancora a livello sperimentale (in questa prima fase ha coinvolto soltanto sette istituti sul territorio nazionale), ma l’intento è di sensibilizzare gli studenti – e anche gli insegnanti – alla nascente ‘cultura’ degli open data, ad un uso intelligente e mirato delle tecnologie, a modalità nuove di condivisione dei contenuti (in primis il data journalism). Tutto questo, si intende, per diffondere e consolidare l’abitudine di fare monitoraggio civico, ossia di tenere sotto controllo come vengono spesi i fondi pubblici: quello che si potrebbe definire il nuovo fronte della cittadinanza consapevole.
La vostra classe si è divisa in due gruppi e ciascuno si è occupato di un progetto specifico. Su quale progetto si è concentrato il tuo gruppo e come lo avete scelto?
Il mio gruppo ha lavorato sulla tramvia di Firenze. La scelta non è stata immediata: abbiamo prima steso una lista di possibili progetti da monitorare, poi, secondo le indicazioni del team di ASOC – gli esperti che ci hanno guidato durante il progetto – , siamo andati su OpenCoesione (il portale del Dipartimento per lo Sviluppo Economico sull’attuazione degli investimenti da parte delle amministrazioni locali), e abbiamo cercato informazioni. La tramvia era in effetti il più definito tra tutti i progetti, e quello di maggiore interesse per noi.
Ciascuno, nel gruppo, aveva un ruolo. Qual era il tuo?
Io ero il blogger. In sostanza, mi sono occupato di curare il blog del nostro gruppo sul sito internet dedicato (www.ascuoladiopencoesione.it): a ogni nuova lezione e a ogni progresso ho scritto un piccolo articolo che ne descrivesse le fasi salienti. Per quanto mi riguarda, posso dire che l’esperienza è stata molto stimolante e coinvolgente. Il blog è divenuto una sorta di riflesso delle nostre attività, ma anche un piccolo diario-quadro sinottico che ci ha permesso ogni volta di ripercorre le esperienze fatte e di avere presenti i nostri obiettivi. E’ stato anche un buon esercizio. La scrittura giornalistica, che si caratterizza per la concisione e l’immediatezza, di solito non è la privilegiata nelle esperienze scolastiche. Quella poi che si utilizza online, sforzandosi di mediare tra la brevità e la ricchezza di contenuti e cercando sempre di mantenere alto l’interesse, è completamente ignorata dalla didattica tradizionale, almeno per adesso.
Una volta scelto il progetto, come avete raccolto informazioni?
In linea di massima ci sono state due fasi. Nella prima, in parallelo con le lezioni teoriche sugli open data e sul data journalism, abbiamo cercato materiale online tramite il portale di OpenCoesione, il sito del Comune e tutta una serie di altre fonti (articoli, blog). Questo ci ha dato modo di tracciare un quadro generale del progetto, dell’andamento dei lavori, delle tappe salienti, delle opinioni dei cittadini, dei fondi utilizzati, insomma, ci ha permesso di farci un’idea complessiva.
La seconda fase è stata invece più direttamente ‘operativa’. Abbiamo approntato un questionario rivolto principalmente agli studenti del nostro liceo, raccogliendo così in tutto circa centocinquanta opinioni. Abbiamo fatto visita agli ingegneri che si sono occupati di tenere i rapporti tra il Comune e ATAF, stazione appaltante, raccogliendo un gran numero di informazioni specifiche: i dettagli sull’andamento dei lavori, il piano completo delle future linee, i malfunzionamenti, il grande impatto della linea 1 sul territorio. Infine, siamo andati direttamente sulla tramvia, a raccogliere le opinioni dell’utenza media attraverso interviste dirette.
I risultati della ricerca sono stati resi pubblici? Se sì, in che modo?
In molti modi, a dire la verità. Oltre al blog, che, come ho detto, è stato una sorta di (pubblico) riflesso di tutta la nostra attività, i social network hanno svolto in itinere un ruolo fondamentale. Gli aggiornamenti, le news e il materiale interessante confluivano direttamente sulla nostra pagina di Facebook, mentre il live tweeting ci ha seguiti fino alle ultime fasi, destando anche l’interesse di soggetti esterni e non coinvolti nel progetto. L’intero lavoro è stato riportato anche su Monithon, piattaforma indipendente di monitoraggio civico (http://www.monithon.it/), sotto forma di report.
Ma oltre ai canali virtuali abbiamo sfruttato anche i metodi di diffusione ‘tradizionali’. Un nostro rappresentante ha parlato di noi al Forum annuale della pubblica amministrazione, tenutosi a Roma a fine maggio, e a conclusione del progetto abbiamo tenuto una conferenza aperta a scuola, illustrando tramite video, grafici e interventi tutto il lavoro svolto.
La vostra ricerca ha destato interesse? Siete entrati in contatto con persone o enti che all’inizio non avevate previsto di contattare?
Le dimostrazioni di interesse sono venute da molte parti, soprattutto grazie al costante aggiornamento della nostra pagina Twitter, che, con sempre più followers, ha funzionato da vero e proprio amplificatore virtuale del nostro lavoro. Siamo entrati in contatto con alcuni funzionari del Comune di Firenze che si occupano di open data e di comunicazione, nonché con gli ingegneri che abbiamo intervistato. Utilissimo, poi, è stato ad esempio l’aiuto di Dario Nistri, presidente di AMT Toscana, che ci ha aiutati a capire come sarà impostata la futura rete tranviaria. Ma abbiamo anche attirato l’interesse di giornalisti, e persino del viceministro alle infrastrutture Riccardo Nencini.
Quali sono stati gli aspetti messi in luce dalla vostra ricerca?
Durante il nostro percorso abbiamo optato un po’ per tutti i tagli che si potevano dare alla ricerca, mirando sempre a descrivere complessivamente il fenomeno. Non ci siamo soffermati troppo su un aspetto particolare, ma, scegliendo di spaziare, ne abbiamo rilevati diversi e interessanti.
Ci siamo resi conto dell’enorme impatto che la linea 1 ha avuto sul territorio, in ragione della sua posizione e delle caratteristiche di viabilità delle zone che connette. E’ stato registrato, a detta degli ingegneri che se ne sono occupati, uno split modale del 25% (un risultato eccezionale, rarissimo nelle esperienze europee similari), vale a dire che il 25% dell’utenza attuale della linea 1 ha abbandonato l’automobile scegliendo di passare al mezzo pubblico.
Tutti gli utenti che abbiamo intervistato riguardo alla linea 1, inoltre, hanno espresso giudizi sempre molto positivi, e da ogni parte sono venute conferme della sua assoluta efficienza e della sua netta superiorità rispetto agli autobus, per un gran numero di fattori. E’ stato molto anche partecipato il dibattito sulla futura linea 2, ed il passaggio dal centro.
Cittadini di Twitter è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
1 commento
Pingback: #Monitoraggiocivico a scuola! | Monithon Blog